Ludwig II e Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio (1863-1938), scrittore, poeta, giornalista, eroe di guerra e politico, è il simbolo del Decadentismo italiano. Tra i più celebri romanzi del Vate ricordiamo "Il piacere", "L'innocente" e "Le vergini delle rocce". Proprio in quest'ultimo romanzo, pubblicato nel 1895, D'Annunzio traccia un profondo e veritiero ritratto di Re Ludwig, affidando questa riflessione al protagonista Claudio Cantelmo.

 

Ultimo discendente di una nobile e antica famiglia italiana, Claudio lascia la corrotta Roma e si trasferisce in un'appartata e indefinita località dell'ex Regno delle Due Sicilie, diventato parte del Regno d'Italia. Qui ha trascorso l'infanzia e riallaccia i rapporti con una nobile e decaduta famiglia del posto, i principi Capece-Montaga, che vivono nel culto del passato borbonico in un palazzo in sfacelo.

 

Quel Wittelsbach mi attrae per l'immensità del suo orgoglio e della sua tristezza. I suoi sforzi per rendere la sua vita conforme al suo sogno hanno una violenza disperata.

 
Qualunque contatto umano lo fa fremere di disgusto e di collera; qualunque gioia gli sembra vile se non sia quella che egli stesso imagina. Immune da ogni tossico d'amore, ostile a tutti gli intrusi, per molti anni egli non ha comunicato se non con i fulgidi eroi che un creatore di bellezza gli ha dato a compagni in regioni supraterrestri.
 
Nel più profondo dei fiumi musicali egli estingue la sua sete angosciosa del Divino, e poi ascende alle sue dimore solitarie ove sul mistero delle montagne e dei laghi il suo spirito crea l'inviolabile regno che solo egli vuol regnare.
 
Per questo sentimento infinito della solitudine, per questa facoltà di poter respirare su le più alte e più deserte cime, per questa consapevolezza d'essere unico e intangibile nella vita, Luigi di Baviera è veramente un Re; ma Re di sé medesimo e del suo sogno.
 
Egli è incapace di imprimere la sua volontà su le moltitudini e di curvarle sotto il giogo della sua Idea; egli è incapace di ridurre in atto la sua potenza interiore. Nel tempo medesimo egli appare sublime e puerile.
 
Quando i suoi Bavari si battevano con i Prussiani, egli era ben lungi dal campo di battaglia: nascosto in una delle sue isolette lacustri, obliava l'onta sotto uno di quei ridicoli travestimenti ch'egli usa per favorire le sue belle illusioni.
 
Ah, meglio sarebbe per lui, piuttosto che frapporre tra la sua maestà e i suoi ministri un paravento, meglio sarebbe raggiungere alfine il meraviglioso impero notturno cantato dal suo Poeta!
 
È incredibile ch'egli non si sia già partito dal mondo, trascinato dal volo delle sue chimere...
 

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